Esiste un modo per vivere più a lungo?
Chi non vorrebbe trovare la pozione magica per poter vivere più a lungo e in salute? Purtroppo, almeno al momento risulta essere irreale, ma la scienza e gli psicologi hanno condotto alcuni studi che ci dimostrano che lo stile di vita dell’individuo, l’ambiente sociale in cui vive, il supporto e lo status sociale, influiscono notevolmente sulla longevità e sul benessere psichico e fisico (Fryers & Burgha, 2013; Pereira, Merkin, Seeman, & Power, 2019). Questo dimostra che esiste realmente un modo per poter vivere meglio e più a lungo!
Rosenbauma e collaboratori (2020), partendo dal presupposto che studiare una popolazione di individui (esseri umani) in tempo reale (ambiente sociale, status sociale, avversità, legami affettivi con le conseguenti relazioni e influenze che intercorrono) e porre in relazione ciò che viene riscontrato con benessere e salute risulta essere molto lento hanno deciso di prendere come oggetto di studio i primati, che per via della loro somiglianza comportamentale con gli esseri umani possono contribuire alla comprensione e alla creazione di fare previsioni sul comportamento umano e sulla salute.
A tal proposito questi autori hanno deciso di osservare e studiare 194 babbuini femmine sin dalla loro nascita. per capire se le variabili socialità e salute fossero collegate tra loro. Per fare ciò hanno deciso di misurare i livelli di fGC (ormoni glucorticoidi steroidei famosi per essere indicatori dei livelli di stress). Inoltre, hanno testato due tipi di legami sociali: quelli delle femmine con altre femmine e quelli delle femmine con maschi adulti. L’obiettivo era capire se in condizioni di avversità, di legami sociali deboli, i livelli di fGC aumentavano o diminuivano.
Ma quali sono stati i risultati? Nelle femmine che avevano riscontrato una o più fonti di avversità (per esempio nascita in cattività, morte precoce della madre, siccità) si riscontrava un aumento del 9% dei livelli di fGC; le femmine che avevano subito più di due situazioni di avversità mostravano un aumento del 14% e così via. Ciò sta a significare che quando i livelli di ormoni glucorticoidi aumentavano (causa le avversità precedentemente elencate), aumentava il livello di stress percepito e di conseguenza questo incideva sui livelli di benessere generale dei babbuini.
Inoltre, le femmine che avevano vissuto situazioni di avversità nell’infanzia, stringevano in età adulta legami sociali deboli e avevano una vita molto più breve rispetto alle femmine che non avevano sperimentato condizioni di vita negative.
Gli autori hanno concluso, grazie a questi risultati, che vivere situazioni avverse come possono essere la cattività (per gli animali) o vivere in condizioni di povertà, subire abusi, avere traumi socio-ambientali nell’infanzia (per gli umani), incidono fortemente sulla benessere e sulla longevità dell’individuo.
A mio parere è fondamentale studiare e osservare le condizioni di vita in cui cresce l’individuo, a partire dall’infanzia e lungo tutta la vita, proprio per poter intervenire tempestivamente qualora si verifichino situazioni avverse che possano minacciare il futuro benessere dell’individuo, ciò per migliorare il benessere dell’intera società e salvaguardare la longevità degli esseri viventi.
Bibliografia
Fryers, T. &, Brugha, T.,(2020). Childhood determinants of adult psychiatric disorder. Clinical practice and epidemiology in mental Health, 9, 1–50.
Pereira, S. M. P., Merkin, S. S., Seeman, T., & Power, C. (2019). Understanding associations of early-life adversities with mid-life inflammatory profiles: Evidence from the UK and USA. Brain, behavior and immunity, 78, 143-152.
Rosenbaum, S., Zeng, S., Campos, F. A., Gesquiere, L. R., Altmann, J., Alberts, S. C., Li, F. & Archie, E. A. (2020). Social bonds do not mediate the relationship between early adversity and adult glucocorticoids in wild baboons. Proceedings of the National Academy of Sciences, 117(33), 20052-20062.
