Metti che il 24 febbraio 2022 accendi la tv e apprendi che è scoppiata una guerra tra due paesi non troppo lontani da te. Ma come è possibile? Cosa è successo? Proprio adesso, durante una pandemia? E soprattutto: nel 2022 si fa ancora la guerra?
Il conflitto tra Russia e Ucraina, che inizia nel 2014, riguarda in particolar modo la situazione geopolitica e sociale dei territori della Crimea e del Donbass. La regione del Donbass si trova nel sud-est dell’Ucraina; è il territorio delle due repubbliche separatiste Donec’k e Luhans’k, che sono da sempre di lingua e cultura russa (Biagini, 2014). La loro indipendenza è stata riconosciuta dal presidente russo Putin solo nel 2022. Anche la Crimea presenta una storia piuttosto turbolenta: culturalmente vicina alla Russia da sempre, diventò di controllo ucraino alla fine degli anni ’50. La Russia perse parte del suo potere su un importante punto strategico per il controllo del Mar Nero, il cui fulcro era il porto di Sebastopoli. Nonostante la Crimea fosse rimasta nella disponibilità della flotta russa in seguito alla cessione, fu invasa nel 2014 dopo la rivolta di Euromaidan, perché secondo il governo russo “gli abitanti russofoni della Crimea erano in pericolo” (Siegelbaum, 2014).
Il concetto di guerra non è di certo una novità: i conflitti armati sono onnipresenti nei libri di storia e sono tristemente noti per le devastanti conseguenze, a prescindere dall’epoca e dai paesi del mondo che coinvolgono. Sono inoltre altamente contraddittori: la guerra è in netto contrasto con il bisogno ancestrale e innato dell’essere umano che tende all’autoconservazione. Quali sono quindi i meccanismi cognitivi che portano al conflitto, in ogni sua forma? Quali sono le conseguenze a livello psicologico?
Una cornice teorica che potrebbe aiutare a spiegare – in parte – le dinamiche conflittuali è quella dell’Identità Sociale dello psicologo Henri Tajfel (1971). Tajfel era ebreo, nato in Polonia e sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale. La sua storia personale lo rese motivato a comprendere le discriminazioni e le radici dei conflitti intergruppi applicando i criteri scientifici e sperimentali di ricerca. Secondo questa teoria, l’identità sociale è una parte importante del concetto di sé, derivante dalla consapevolezza di appartenere a un determinato gruppo sociale unita al significato emotivo associato a tale appartenenza. Esiste così l’ingroup (noi) contrapposto all’outgroup (loro): il semplice fatto di categorizzare gli individui in due o più gruppi, anche sulla base di criteri banali o, in questo caso, sulla base di appartenenza culturale (russi contro ucraini), genera nel cervello umano favoritismi automatici per l’ingroup e la ricerca di una distintività positiva per il proprio gruppo di appartenenza (Tajfel et al., 1971). Nel caso della guerra in Ucraina, il confronto ingroup-outgroup è stato esacerbato in quanto effettuato in primis dai “potenti”: è risaputo che il governo russo abbia da sempre facile accesso a risorse violente (le armi o la minaccia nucleare), un senso di patriottismo e di appartenenza del tutto fuori misura (si pensi alla storia dell’Unione Sovietica, al Comunismo e alla sua iconografia) e una forte propensione al “culto della potenza”, sia fisica che politica. Probabilmente, Tajfel direbbe che lo status, o il “prestigio percepito” (Tajfel et al, 1971), è uno dei focus di questa guerra.
Proprio a tal proposito, è interessante evidenziare una dinamica accaduta a Mariupol, città del Donec’k, nell’aprile del 2022. Mariupol è stata duramente attaccata da militanti ceceni per conto della Russia; tuttavia, la Cecenia e la Russia sono state lungamente in conflitto dopo la caduta dell’Unione Sovietica (Open, 2022). Il governo russo ha mobilitato proprio truppe cecene per sottolineare la “differenza di status” (Tajfel et al., 1971) tra il loro ingroup, forte e manipolativo, e l’outgroup ucraino percepito come debole.
Le conseguenze psicologiche di questa guerra possono essere di due tipi: dirette, che riguardano i due paesi coinvolti, e indirette, che riguardano tutti noi.
Per quanto riguarda le conseguenze dirette, è utile citare uno studio del 2014 condotto proprio sul popolo ucraino in occasione delle prime fasi della guerra contro la Russia. Tramite interviste e raccolta dati faccia-a-faccia, Johnson e collaboratori (2014) hanno riscontrato un’importante presenza di sintomi riconducibili al Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS) nei civili adulti di identità etnica ucraina direttamente esposti agli avvenimenti del conflitto. Le manifestazioni del DPTS sono diverse, tutte egualmente dolorose: sintomi intrusivi (ad es., flashback improvvisi, incubi), strategie di evitamento, alterazioni dell’umore e dei pensieri (ad es., amnesie, calo del tono dell’umore), aumento dello stato di attivazione psicomotoria (ad es., irritabilità, comportamenti autolesivi) (APA, 2013).
Bisogna evidenziare che la profonda sofferenza, nonché le pesantissime conseguenze che comporta, non è mai unilaterale. La Russia non è solo Vladimir Putin, e ciò è evidente dalle numerose manifestazioni pacifiste che hanno preso piede a Mosca e a San Pietroburgo (RaiNews, 2022).
Le conseguenze indirette riguardano il mondo intero. Una guerra non è mai un evento isolato, ma scuote inevitabilmente gli equilibri sociali, economici e politici degli altri paesi. Inoltre, il conflitto russo-ucraino non è distante da noi: il momento storico in cui si inserisce la guerra, già di per sé difficile a causa di due anni di pandemia da Covid-19, non favorisce il benessere psicologico della popolazione europea, piuttosto lo logora terribilmente. In due anni di pandemia abbiamo imparato a cercare spasmodicamente informazioni sul nuovo virus, siamo stati incessantemente esposti a foto e filmati di terapie intensive al collasso, siamo stati costretti a chiuderci in casa senza sapere quando avremmo potuto mettere di nuovo il naso fuori. Rigettare il nostro cervello in una nuova “infodemia” che, stavolta, riguarda la guerra dell’est Europa, può causare un sovraccarico cognitivo e portare allo sviluppo di sintomi ansioso-depressivi, nonché a una compromissione del nostro funzionamento sociale e lavorativo. È importante imparare a osservare un limite di esposizione alle notizie dei giornali e sviluppare strategie per prenderci cura del nostro equilibrio psicologico e della nostra quotidianità. È fondamentale, inoltre, riconoscere se si ha bisogno di supporto da parte di un professionista della salute mentale, che negli ultimi anni è messa sempre di più in primo piano (bonus psicologico, sportelli di ascolto…).
Per concludere, possiamo trarre uno spunto di riflessione dalla Teoria del conflitto realistico dello psicologo turco Muzafer Sherif, morto alla fine degli anni ‘80. Lo studioso ci illustra due tipi di interdipendenza tra gruppi in guerra: quella negativa e quella positiva (Sherif, 1967). L’interdipendenza negativa si manifesta quando due fazioni competono per lo stesso obiettivo (in questo caso, lo status dei territori ucraini). Ognuno dei due gruppi vede l’altro come un ostacolo da eliminare. L’interdipendenza si trasforma in positiva, invece, quando due gruppi condividono uno scopo sovraordinato e che non può essere raggiunto singolarmente, ma solo tramite la cooperazione. Ecco, sarebbe bello se si passasse ad un tipo di interdipendenza positiva e se lo scopo ultimo fosse la pace.
Bibliografia
American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC: American Psychiatric Press.
Johnson, R.J., Antonaccio, O., Botchkovar, E., & Hobfoll, S.E. (2021). War trauma and PTSD in Ukraine's civilian population: comparing urban-dwelling to internally displaced persons. Social psychiatry and psychiatric epidemiology, 1-10.
Sherif, M. (1967). Social interaction: process and products. Chicago: Aldine.
Tajfel, H., Billig, G.R., Bundy, P., & Flament, C., (1971). Social categorization and intergroup behaviour. European Journal of Social Psychology, 149-178.
Sitografia
Geopolitica.info (2014). Balance of power and strategic interests in the Ukraine crisis. http://www.geopolitica.info/balance-of-power-and-strategic-interests-in-the-ukraine-crisis/
Open.online (2022). https://www.open.online/2022/04/18/russia-ucraina-mariupol-cosa-succede/
RaiNews.it (2022). https://www.rainews.it/articoli/2022/03/manifestazioni-contro-la-guerra-in-tutta-la-russia-oltre-300-arresti-a-mosca-27274687-5501-47e7-9535-b104093a85b4.html
SovietHistory.org (2014). 1954: The Gift of Crimea. https://soviethistory.msu.edu/1954-2/the-gift-of-crimea/