A chi non è mai capitato di perdere di vista un’amica per diversi anni, ma di riuscire a riconoscere il suo volto, in pochi millisecondi, anche in un contesto diverso da quello in cui eravamo abituati a vederla?. Noi esseri umani siamo i più bravi nel riconoscimento dei volti familiari e ci bastano pochi minuti per ricordare perfettamente i tratti facciali di un individuo dapprima sconosciuto (Tanaka & Farah, 1993). Ma vale lo stesso per gli animali? Possiedono le nostre stesse capacità?
Alcuni studi condotti su diverse specie animali hanno risposto a queste domande, confermando che anche gli animali sono in gradi di riconoscere i volti di altri membri della stessa specie (Taubert & Parr, 2011; Dyer, Neumeyer, & Chittka, 2005). Ma cosa accade quando bisogna riconoscere membri di specie diverse?
Knolle, Goncalves e Morton (2017) hanno deciso di indagare la capacità delle pecore di riconoscere i volti, ma non dei conspecifici, quanto piuttosto degli umani. Nello studio, sono state utilizzate otto pecore provenienti dallo stesso gregge e sono state svolte circa dodici prove della durata di 10-20 minuti. Singolarmente, le pecore dovevano svolgere tre compiti di riconoscimento facciale. Il primo consisteva nel riconoscere i volti umani di quattro celebrità; il secondo nell'identificare gli stessi volti proiettati precedentemente, ma con un’inclinazione dell'immagine verso destra o verso sinistra; infine, nell’ultimo compito, le pecore dovevano comprendere se l'immagine fosse bidimensionale o tridimensionale. I risultati ottenuti da questi autori furono sorprendenti! Le pecore non solo erano in grado di svolgere tutte le prove, ma avevano anche un margine di errore minimo e miglioravano le loro prestazioni man mano che svolgevano le sessioni, grazie a fenomeni di apprendimento del compito.
È fondamentale sottolineare che questi studi ci permettono di studiare e indagare meglio le disfunzioni cognitive negli esseri umani, che possono essere causate, ad esempio, dal morbo di Parkinson, dal morbo di Alzheimer e dalla demenza senile, ma presentarsi anche nei disturbi psichiatrici, come la schizofrenia e l’autismo, dove tra i sintomi emerge proprio la difficoltà nel riconoscimento dei volti, sia di familiari che di sconosciuti.
A tal proposito, infatti, più le ricerche e le scoperte psicologiche andranno avanti, più saremo in grado di migliorare le nostre vite e quelle dei nostri animali.
Abbiamo appreso che le pecore, in questo caso, sono perfettamente in grado di apprendere informazioni visive e persino di riconoscere i volti umani, quindi quelli di una specie completamente diversa da quella cui appartengono. Ma noi esseri umani saremmo in grado di riconoscere i volti di un’altra specie che non sia la nostra e che non ci è familiare? Questo campo di ricerca vanta pochi studi e sarebbe sicuramente da approfondire!
Bibliografia
Dyer, A. G., Neumeyer, C., & Chittka, L. (2005). Honeybee (Apis mellifera) vision can discriminate between and recognise images of human faces. Journal of Experimental Biology, 208(24), 4709-4714.
Knolle, F., Goncalves, R. P., & Morton, A. J. (2017). Sheep recognize familiar and unfamiliar human faces from two-dimensional images. Royal Society Open Science, 4(11), 171228.
Tanaka, J. W., & Farah, M. J. (1993). Parts and wholes in face recognition. The Quarterly journal of experimental psychology, 46(2), 225-245.
Taubert, J., & Parr, L. A. (2011). Geometric distortions affect face recognition in chimpanzees (Pan troglodytes) and monkeys (Macaca mulatta). Animal cognition, 14(1), 35-43.