Cicerone scriveva: “L'amicizia migliora la felicità e abbatte l'infelicità, col raddoppiare della nostra gioia e col dividere il nostro dolore.” (Cicerone, 44 a.C; trad. a cura di Narducci, 2013). Dai banchi di scuola all’età adulta, gli amici sono, da sempre, compagni indispensabili nella vita di ognuno di noi. Seppur con forme e significati differenti in relazione all’età e alle diverse esperienze, l’amicizia è per tutti uno spazio sicuro, capace di colorare momenti che, senza amici, non avrebbero lo stesso sapore.
L’importanza di questi legami, è stata confermata da numerosi studi nel panorama internazionale, che evidenziano come gli amici siano fonte di benefici per la salute fisica e mentale (Holt-Lunstad, 2017): essi mitigano i sentimenti di solitudine (Lykes &e Kemmelmeier, 2014), incrementano la nostra l’autostima e la soddisfazione della vita (Goodwin &e Hernandez Plaza, 2000; Chopik, 2017) e il loro sostegno è associato ad un maggior senso di controllo sulla propria vita (Veiel &e Baumann, 1992; Leary et al., 1995). Oltre le forme peculiari che le reti amicali possono assumere in relazione alle esperienze e ai tratti individuali, anche i fattori socio-culturali potrebbero influire sulla percezione e costruzione delle stesse. Ma oltre ai fattori personali cosa entra in gioco quando dobbiamo costruire legami di amicizia? Quanto tutti questi elementi, individuali e socio-culturali sono rilevanti nella rappresentazione soggettiva che il singolo ha dell’amicizia e sul benessere percepito da tale legame?
Questi interrogativi potrebbero trovare risposta in uno studio condotto da Lu, Oh, Leahy e Chopik (2018) su un campione costituito da 323 partecipanti, rappresentativo di diversi paesi di tutto il mondo. Dalle interviste condotte dai ricercatori è emerso come, in tutte le culture, il genere e l’età siano tra i fattori individuali predominanti che incidono sulla percezione soggettiva dell’amicizia e sulla qualità della relazione. Le donne sperimenterebbero maggiori benefici, in termini di benessere, dai legami amicali e ciò potrebbe trovare spiegazione nel fatto che le amicizie delle donne, spesso, siano caratterizzate da condivisione emotiva più intensa rispetto a quelle degli uomini che implicano più attività di gruppo e meno espressioni di affetto e sostegno (Wright, 1982). Anche gli anziani sembrano apprezzare le relazioni sociali, che vengono considerate come un’ottima strategia di coping che migliora il benessere rispetto alle avversità e al senso di solitudine della vita adulta.
Rispetto alla dimensione socio- culturale, l 'amicizia è particolarmente importante per la qualità di vita in contesti tipicamente associati ad un benessere inferiore: il livello d’istruzione e l’individualismo hanno un impatto determinante nel considerare l’amicizia fondamentale per la propria qualità di vita. Persone con un basso livello d’istruzione, infatti, attribuiscono maggiore importanza ai legami sociali, compensando molte conseguenze negative che la mancanza di una buona istruzione ha sulla qualità di vita degli individui. Le persone provenienti da paesi individualisti, in cui prevalgono gli interessi personali e individuali su quelli collettivi (Conti, 2018), invece, presentando maggiore vulnerabilità alla solitudine quando mancano di interazioni con gli amici (Lykes e Kemmelmeier, 2014), riceveno maggiori benefici dalle reti amicali. Tuttavia, essi tendono ad avere legami sociali più deboli, con amicizie meno significative e intime (Kitayama et al., 1997).
Considero interessanti questi risultati, in quanto evidenziano l'importanza di considerare non solo quanto le persone apprezzino i legami d’amicizia, ma anche quanto, la collocazione delle relazioni sociali all'interno di contesti individuali e culturali più ampi, possa influire sulle medesime, aprendo la strada ad una configurazione dell’amicizia come risorsa, ma anche come fattore protettivo rispetto a determinate variabili socio-economiche e culturali.
Bibliografia
Chopik, W. J. (2017). Associations among relational values, support, health, and well-being across the adult lifespan. Personal Relationship, 24(2), 408–422.
Conti, V. (2018). Stefano Calabrese, Storie di vita. Come gli individui si raccontano nel mondo. Enthymema, (21), 155-158.
Goodwin, R., & Hernandez Plaza, S. (2000). Perceived and received social support in two cultures: collectivism and support among British and Spanish students. Journal of Social and Personal Relationship, 17(2), 282–291.
Holt-Lunstad, J. (2017). Friendship and health. The psychology of friendship, 233-248.
Kitayama, S., Markus, H. R., Matsumoto, H., & Norasakkunkit, V. (1997). Individual and collective processes in the construction of the self: self-enhancement in the United States and self-criticism in Japan. Journal of personality and social psychology, 72(6), 1245–1267.
Leary, M. R., Tambor, E. S., Terdal, S. K., & Downs, D. L. (1995). Self-esteem as an interpersonal monitor: the sociometer hypothesis. Journal of personality and social psychology, 68(3), 518–530.
Lykes, V. A., & Kemmelmeier, M. (2014). What predicts loneliness? cultural difference between individualistic and collectivistic societies in Europe. Journal of Cross-Cultural Psychology, 45(3), 468–490.
Narducci, E. (2013). De Amicitia. Milano, IT: Rizzoli.
Veiel, H. O. F., & Baumann, U. (1992). The Meaning and Measurement of Social Support. Washington, DC: Hemisphere.