Vi siete mai chiesti cosa succede nel nostro cervello quando ci troviamo a Firenze di fronte alla “Primavera” di Botticelli oppure quando ci troviamo nella Cappella Sistina, in Vaticano, e alziamo lo sguardo per ammirare l’opera di Michelangelo? Sicuramente qualcuno potrà essere totalmente indifferente o addirittura darà un giudizio estetico negativo, mentre altri potrebbero provare una commistione di sensazioni positive come piacere, gioia e stupore. Tra l’altro, quando definiamo un dipinto essere bello o brutto, da cosa dipende? La Bellezza appartiene al dipinto oppure alla mente dell’osservatore?
Prima di addentrarci nello specifico dei circuiti e delle reti cerebrali coinvolte nel giudizio estetico, è doveroso scomodare due grandi filosofi della storia per avere un’idea generale delle due visioni contrapposte, Platone e Kant. Platone (2020, 2007) credeva che la Bellezza appartenesse all’oggetto stesso, poiché l’oggetto rappresenta il riflesso e la cristallizzazione del principio di Bellezza presente nel mondo delle Idee. Kant (2019), invece, spiegava che la nostra percezione del mondo esterno non è lo specchio di esso, quindi la Bellezza risiede nella mente di chi osserva e non nell’oggetto di osservazione.
Chiamiamo in causa le neuroscienze con i suoi studi di neuroimaging funzionali – immagini del funzionamento cerebrale – per fare chiarezza. Kawabata e Zeki (2004), nel loro studio, hanno indagato quali aree cerebrali possono essere responsabili del fenomeno della Bellezza. Hanno chiesto a un campione di 10 partecipanti, sottoposti a risonanza magnetica funzionale di valutare esteticamente diverse tipologie di dipinti (ritratto, paesaggio, natura morta, astratto) tramite l’utilizzo di tre pulsanti che rappresentavano i tre livelli di giudizio (bello, brutto e neutro). La risonanza magnetica funzionale è uno strumento che fornisce immagini del funzionamento di aree cerebrali mentre le persone svolgono delle attività oppure sono a riposo. Dallo studio è emerso che non si attivavano aree cerebrali differenti quando i partecipanti giudicavano il dipinto essere bello o brutto, ciò che cambiava era il grado di attivazione cerebrale, in termini di maggiore o minore attività. Le aree cerebrali identificate sono state la corteccia orbito-frontale mediale (mOFC) e la corteccia motoria.
La mOFC è un’area del nostro cervello molto importante perché è coinvolta in tantissime funzioni, come la regolazione degli stati emotivi e la presa di decisioni sulla base delle nostre esperienze passate; soprattutto fa parte di un circuito cerebrale che si attiva ogni volta che proviamo piacere oppure dispiacere: il circuito della ricompensa. Le aree motorie, invece, oltre ad essere importanti per i movimenti del corpo – come riportato in alcuni studi (Armony & Dolan, 2002) – sembrano essere coinvolte anche durante la visione di stimoli emotivamente significativi, ad esempio un volto arrabbiato oppure felice. Nello specifico, preparano la persona a mettere in atto dei comportamenti di allontanamento (quando vede un volto arrabbiato) oppure di avvicinamento (quando vede un volto felice).
Secondo questi risultati possiamo dedurre che, come affermava Kant, la Bellezza risiede nella mente di chi osserva. Quindi, la prossima volta che vi ritroverete di fronte a un’opera d’arte, saprete che sarà la vostra mOFC a darvi contezza delle sensazioni provate. Le stesse sensazioni che potrebbero farvi scontrare con un altro osservatore, quando commentando la “Primavera” di Botticelli dirà: “Mamma mia, com’è…!”, a voi la libera interpretazione.
Bibliografia
Armony, J. L., & Dolan, R. J. (2002). Modulation of spatial attention by fear-conditioned stimuli: an event-related fMRI study. Neuropsychologia, 40(7), 817-826.
Kawabata, H., & Zeki, S. (2004). Neural correlates of beauty. Journal of neurophysiology, 91(4), 1699-1705.
Kant, I. (2019). Critica del giudizio. Gius. Laterza & Figli Spa.
Musti, D. (2020). Il simposio. Gius. Laterza & Figli Spa.
Platone (2007). Fedro. Trad. a cura di Pucci, P., introd. di Centrone, B. Roma-Bari.