Vi siete mai chiesti che caratteristiche ha il cervello di un musicista e come si modifica durante l’allenamento musicale?
In Expert Brain (2017), il neuroscienziato italiano Antonio Cerasa mette in luce le modificazioni cerebrali dei musicisti, soprattutto a livello della corteccia temporale (corteccia acustica), corpo calloso (fascio di fibre bianche che mette in comunicazione i due emisferi), corteccia motoria e cervelletto (coinvolto in processi quali la coordinazione motoria e il mantenimento del tono posturale e dell’equilibrio).
L’autore sottolinea come l’aumento del volume corticale cambi in funzione delle ore di allenamento e soprattutto dell’età in cui si comincia a suonare. Dunque, come può un allenamento musicale, della durata di un solo anno, modificare il normale processo di maturazione delle aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione musicale?
I neuroscienziati Fujioka, Ross, Kakigi, Pantev, e Trainor (2006), provenienti da Canada, Giappone e Germania, hanno fornito una risposta a tale quesito. Hanno effettuato, per la durata di circa un anno, 4 sessioni di studio ogni 3-4 mesi, su un campione di 12 bambini (4-6 anni) suddiviso in due gruppi: il primo sottoposto ad allenamento musicale, il secondo non svolgeva alcun allenamento.
Le sessioni includevano registrazioni magneto-encefalografiche (strumentazione che permette la rilevazione dei campi elettro-magnetici prodotti dai neuroni corticali, che a loro volta indicano modificazioni nel cervello) durante lo svolgimento di due compiti: la discriminazione di due tipi di suoni e un esercizio di span di cifre (quest’ultimo è un test neuropsicologico che permette la misurazione della memoria a breve termine verbale in cui si richiede di rievocare dei numeri nell’esatto ordine di presentazione). I due suoni utilizzati come stimoli acustici erano uno musicale (suono violino) e l’altro non-musicale (rumore).
Gli autori hanno evidenziato che il gruppo di bambini sottoposto ad allenamento di circa un anno, quando ascoltava il suono musicale (violino), presentava modificazioni nelle due componenti dei campi elettro-magnetici prodotti dai neuroni – ampiezza (grandezza dell’onda) e latenza (tempo che decorre dalla presentazione dello stimolo alla manifestazione dell’onda sullo schermo del pc) –. In particolare, lo studio ha rilevato una diminuzione della latenza che riflette una maggiore velocità di comunicazione tra i neuroni e un aumento dell’ampiezza che, invece, rappresenta una maggiore sincronia nell’attività dei neuroni che si attivano all’unisono. Inoltre, è stato osservato un miglioramento nella prestazione ai due compiti comportamentali, il quale è risultato essere associato a una maggiore attivazione dell’emisfero sinistro (specializzazione emisferica nell’elaborazione del suono).
È possibile concludere che l'esercizio musicale, anche se della durata di un solo anno, comporta modificazioni nelle aree cerebrali coinvolte nell’elaborazione dei suoni. Questo conferma quanto riportato dal Dott. Cerasa (2017) rispetto all’importanza dell’età in cui i futuri musicisti cominciano a suonare, perché in questo modo è possibile modificare precocemente il cervello dei bambini, al fine di rafforzare quelle connessioni neuronali che favoriscono lo sviluppo delle strabilianti abilità dei musicisti.
Tali considerazioni fanno comprendere quanto sia fondamentale osservare le attitudini dei più piccoli al piacere della musica, affinché possano essere stimolati adeguatamente all’esercizio musicale e consentire loro di diventare musicisti eccezionali che coloreranno e smuoveranno le emozioni di tanti ascoltatori.
Bibliografia
Cerasa, A. (2017). Expert brain: Come la passione del lavoro modella il nostro cervello. FrancoAngeli.
Fujioka, T., Ross, B., Kakigi, R., Pantev, C., & Trainor, L. J. (2006). One year of musical training affects development of auditory cortical-evoked fields in young children. Brain, 129(10), 2593-2608.