“…bel micino tu…”. È la famosa ninna nanna che riesce a calmare e far addormentare Sheldon Cooper, uno dei protagonisti della serie “The Big Bang Theory”. Alcune fiabe e filastrocche imparate durante l’infanzia, infatti, se ascoltate da adulti, possono dare una piacevole sensazione di sicurezza, ma, nei bambini, esse hanno davvero un grande potenziale: non solo la musica e una bella storia possono influenzare l’umore, cambiare il comportamento, ispirare la creatività e sviluppare il proprio “Io musicale” , ma sono anche e soprattutto il carburante in grado di dare una spinta significativa allo sviluppo cerebrale…
Quanti di voi hanno già sentito pronunciare la frase “mens sana in corpore sano” (Giovenale, 2013)? Anche se il significato originario che il poeta latino voleva dare a questa locuzione – ossia bisogna chiedere agli dei che la mente sia sana nel corpo sano – era diverso da "mantenere il corpo in forma aiuta anche la salute del cervello", è questa l'interpretazione che, ad oggi, grazie all’incremento del sapere delle scienze mediche, viene attribuita a questo motto.
Vi siete mai chiesti che caratteristiche ha il cervello di un musicista e come si modifica durante l’allenamento musicale?
In Expert Brain, il neuroscienziato italiano Antonio Cerasa mette in luce le modificazioni cerebrali dei musicisti, soprattutto a livello della corteccia temporale (corteccia acustica), corpo calloso (fascio di fibre bianche che mette in comunicazione i due emisferi), corteccia motoria e cervelletto (coinvolto in processi quali la coordinazione motoria e il mantenimento del tono posturale e dell’equilibrio)…