La presenza di esperienze dissociative è piuttosto comune nella popolazione generale e non necessariamente configura un quadro psicopatologico. A molti sarà capitato di dimenticarsi di essere alla guida, assorti nei propri pensieri ed arrivare, quasi senza rendersene conto, a destinazione. Oppure di ascoltare una persona parlare, per poi accorgersi di non aver prestato attenzione a quanto detto. Quando la nostra mente perde, anche solo transitoriamente, la capacità di integrare alcune funzioni superiori, viene a crearsi una disconnessione delle funzioni della coscienza, della memoria, dell’identità o della percezione: questo fenomeno viene chiamato dissociazione…
Lo stress è, ormai, uno dei problemi psicologici più conosciuti e studiati in ambito scientifico.
Ognuno di noi, infatti, vive e sperimenta, anche giornalmente, situazioni che provocano l’aumento dei livelli di stress, anche se i fattori considerati stressanti e i livelli di stress cambiano da individuo a individuo.
Poiché per stress si intende la risposta psicofisica che l’organismo mette in atto quando sottoposto ad una quantità di compiti emotivi, cognitivi o sociali che vengono percepiti come eccessivi, i suoi livelli possono innalzarsi fino a diventare dannosi quando l’percepisce di non poter rispondere adeguatamente a compiti considerati troppo difficili...
Viviamo in un’epoca in cui la condivisione di contenuti online è sempre più semplice e praticata. In questi ultimi anni, a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo affrontando, il numero di articoli in merito alla salute è aumentato esponenzialmente. Infatti, è molto comune che gli operatori sanitari condividano sulle pagine social articoli che trattano della pandemia da Covid-19. Ma cosa spinge il singolo individuo a scegliere di ricondividere?
Cicerone scriveva: “L'amicizia migliora la felicità e abbatte l'infelicità, col raddoppiare della nostra gioia e col dividere il nostro dolore.”
Dai banchi di scuola all’età adulta, gli amici sono, da sempre, compagni indispensabili nella vita di ognuno di noi. Seppur con forme e significati differenti in relazione all’età e alle diverse esperienze, l’amicizia è per tutti uno spazio sicuro, capace di colorare momenti che, senza amici, non avrebbero lo stesso sapore…
Quanti di noi, dopo un mal di testa particolarmente brutto, hanno cercato informazioni online, per poi trovarsi a navigare nelle acque delle peggiori malattie neurodegenerative e degli immancabili tumori cerebrali? E quando al crescere della preoccupazione cresce anche il desiderio di ricercare sempre più informazioni, il vortice in cui siamo precipitati fatica a chiudersi.
La crescita esponenziale di internet ha rivoluzionato le nostre vite, rendendo informazioni e conoscenze più accessibili che mai – comprese quelle a carattere medico. Il lato positivo? Educare le persone sulla natura, prevenzione e trattamento di specifiche condizioni di salute. Quello negativo? Il “dottor Google”, sempre più frequentemente utilizzato per fare auto-diagnosi e cercare rassicurazioni sul proprio stato di salute…
Quanti di voi, navigando sul web o sui social, si sono imbattuti casualmente nella misteriosa parola neuromarketing chiedendosi quale fosse il potere di questo straordinario, quanto a volte spietato filone di ricerca?
Il neuromarketing rappresenta la fusione tra neuroscienze e marketing. La prima disciplina studia il funzionamento del cervello mentre la seconda indaga e crea strategie di promozione di prodotti e servizi che vengono cucite addosso alle esigenze del consumatore. Oggetto d’indagine del neuromarketing, dunque, è comprendere cosa accade nel cervello del consumatore sia quando è di fronte a spot pubblicitari sia durante il processo d’acquisto…
Ad oggi, sono sempre più frequenti le notizie di giovani e adolescenti che commettono omicidi. Questo ha destato non poche domande tra molteplici ricercatori che hanno indagato se, a comportamenti criminali violenti, si associassero cambiamenti nella quantità di materia grigia nelle aree cerebrali deputate al controllo cognitivo ed emotivo. Un aspetto è stato però lasciato inesplorato: cosa si cela dietro e dentro la mente di giovani assassini? Il cervello di un omicida è uguale al cervello di un criminale non omicida?
Nella raccolta di novelle arabe “Mille e una notte”, Shahrazad, la figlia del visir, per scampare alla minaccia di morte da parte del re, decide di intrattenerlo ogni notte con un racconto che termina con un colpo di scena, riuscendo così ad incuriosirlo tutte le volte e a ritardare la propria condanna. Questo meccanismo usato spesso nei racconti è chiamato in gergo cliffhanger e ha lo scopo di lasciare il lettore o lo spettatore incerto sugli esiti della storia, creando suspence e interesse. Ma quale meccanismo psicologico si cela dietro questo espediente artistico?
Quando amiamo il/la nostro/nostra partner è spesso comune e istintivo provare gelosia.
Si tratta, infatti, di un’emozione derivante dal sentirsi messi da parte o abbandonati dal proprio partner a causa di una terza parte, e rappresenta un elemento importante per l’evolversi della vita di coppia. Ma se questa può essere considerata un qualcosa di naturale all’interno dei rapporti umani, purtroppo, spesso può sfuggire al controllo, diventare eccessiva e dare vita a fenomeni quali controllo, possessione e stalking: in questo caso non si parla più di gelosia sana ma di gelosia disfunzionale o malata.
Ma cosa accade nel nostro cervello nel momento in cui proviamo gelosia, magari vedendo la persona che amiamo in compagnia di un possibile rivale?
Vi è mai capitato di domandarvi se la natura umana fosse buona o cattiva? Machiavelli ha descritto l’umanità come avida e cattiva; Rousseau, invece, l’ha descritta come altruista e pacifica. Nel corso della storia, i pareri in merito a questo quesito sono stati diversi e altrettanto diversi sono stati gli studi che si sono concentrati sulla ricerca di una risposta…
Il binomio smartphone – social ha reso una pratica ordinaria lo scatto di foto che immortalano momenti quotidiani della vita di ognuno di noi e la conseguente pubblicazione sui social. Nel mondo della fotografia finalizzata alla condivisione sui social, un ruolo peculiare deve essere attribuito al “selfie”, autoscatto realizzato con la fotocamera puntata verso sé stessi che mira ad essere postato sui social network…
Il disturbo borderline di personalità (BPD) è un disturbo mentale i cui sintomi caratterizzanti vengono solitamente suddivisi in quattro macrocategorie: 1) alterazione dell’identità, caratterizzata soprattutto da un immagine di sé instabile; 2) disregolazione emotiva – da molti considerata la caratteristica distintiva del disturbo – cioè la difficoltà a identificare, tollerare e modulare i propri stati interni in maniera adeguata; 3) grave impulsività e disinibizione comportamentale; 4) compromissione del funzionamento interpersonale...